La pantofola d'oro

Avrei alcune domandine da porre a Ronaldo, Seedorf, Roberto Carlos, Cafu, Kakà, Del Piero, Vieri, Trezeguet, Pastore, Stoichkov, Shevchenko, Albertini, Beckham, Romario, Ribery e al mio caro amico Roby, ovvero ai campioni - campioni si nasce e lo si è per sempre - che in America hanno baciato la pantofola al sultano Al Dollar bin Infantin. Vorrei rivolgerle proprio a sportivi che hanno saputo offrirci emozioni e ricordi, fornendo in taluni casi esempi di sportività e altruismo.

Posso capire chi l’ha fatto per necessità, o disperazione, avendo fame di soldi poiché dopo aver smesso di giocare ha dilapidato una fortuna; riesco addirittura a comprendere chi coltiva ambizioni presidenziali (Ronaldo). Ma gli altri, tutti naturalmente straricchi, strafamosi e superficiali?

Vabbuo’ va’, passo alle domandine. La prima è di alleggerimento. Dal pallone hai avuto tanto e adesso partecipi alle attività della Fifa come ambassador. Sei orgoglioso di poter restituire al calcio un po’ di quello che hai ricevuto?

La seconda, di avvicinamento. Immagino che si tratti di una pratica dispendiosa: viaggi, selfie, impegni istituzionali. La Fifa s’è presa cura di te?

La terza è il punto. Se fossi ancora in attività saresti contento di vedere i tuoi colleghi più celebrati che avallano le assurdità di Infantino? Scelte che non tengono conto della salute dell’atleta, dell’importanza del riposo, della qualità dello spettacolo e vanno contro il parere di medici, preparatori, tecnici, sindacato calciatori, agenti e dell’opinione pubblica? Appoggeresti questa folle corsa al potere, al denaro, al successo?

In altre parole, non pensi di aver tradito la natura del tuo calcio? Credimi, sembrava che facessi parte della claque del Sultano: hai presente chi viene pagato per applaudire il tenore anche quando stecca di brutto?